Istituto di Cristo Re - Provincia d'Italia Lettera agli Amici dell'Istituto
Carissimi amici,
Quest’anno per la prima volta in duemila anni di storia della Cristianità, è stato sospeso il pubblico culto che la Chiesa eleva durante i giorni più importanti del tempo liturgico, il triduo sacro, che commemorano la Passione, Morte e Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo.
Sempre, da duemila anni, e ripetutamente i nemici di Cristo cercano di farlo morire. Ogni volta il loro smisurato orgoglio illude loro, e credono di poter vincere. Forse certe volte danno l’impressione di aver vinto.
Ma noi non ci soffermiamo su queste impressioni, perché le nostre sono convinzioni radicate nella Fede. Infatti avrete notato, leggendo il Vangelo, che quando nostro Signore parla della sua Passione agli Apostoli, vi aggiunge immancabilmente che «risusciterà il terzo giorno». Quindi la Morte di Gesù, per quanto sia di capitale importanza nel piano divino, per quanto necessaria alla nostra salvezza e alla nostra santificazione, non esaurisce il ciclo dei Misteri di Cristo. Inoltre, la sofferenza delle nostre anime e la Passione della Chiesa nostra Madre non costituiscono la fine della Storia, ma ci confermano nella Speranza della Risurrezione.
Cerchiamo dunque di approfondire questa riflessione.
Voi sapete che la Speranza è una virtù cristiana e teologale che sostiene potentemente le anime nostre in mezzo alle avversità, alle prove e alle tentazioni. Attraverso il triduo sacro e il tempo pasquale la Liturgia ci aiuta a capire su quali misteri si radica la nostra Speranza.
Infatti, quando la Chiesa commemora solennemente le sofferenze dello Sposo, durante la Settimana Santa, mescola ai suoi sentimenti di compassione accenti di trionfo. Gli ornamenti dai colori violacei o neri, lo spogliamento degli altari, i lamenti di Geremia, il silenzio delle campane attestano l'amaro strazio che stringe il suo cuore di Sposa in quei giorni memoriale del grande dramma. Ma quale inno fa allora risuonare? Un canto di trionfo e di gloria: “Vexilla Regis prodeunt: Gli stendardi del Re avanzano, ed ecco sfolgorare il mistero della Croce... Tu sei bello, tu sei risplendente, o albero ornato di porpora regale... Oh te felice per aver portato tra le tue braccia Colui che fu il prezzo del mondo!... Voi, o Dio, ci date con la Croce la Vittoria, degnatevi di salvarci e di governarci in eterno!” Dunque la Croce rappresenta le umiliazioni di Cristo; ma dal giorno in cui Gesù vi fu sospeso, occupa un posto di onore nelle nostre chiese. Strumento della nostra salvezza, è divenuta per Cristo il prezzo della sua gloria. La Croce dunque diventa la fonte della nostra Speranza.
Lo stesso accade per noi in questi nostri tempi. La sofferenza non è l'ultima parola nella vita cristiana. Le sofferenze, le umiliazioni e i tradimenti che affliggono la Chiesa di Cristo oggi sono necessari per purificarci dai nostri peccati, per vaccinarci dallo spirito del mondo, per guarirci dalle menzogne di Satana, ma non sono una fine in sé. Lo scopo di Dio è di invitarci a seguire indefettibilmente l’unica Via, Verità e Vita del suo Figlio prediletto.
Dunque dopo avere partecipato alla passione del Salvatore, noi parteciperemo pure alla sua Gloria. In questi giorni del tempo pasquale, nei nostri cuori risuona l’eco della Risurrezione: “Pascha nostrum immolátus est Christus, allelúia: ítaque epulémur in ázymis sinceritátis, et veritátis, allelúia, allelúia (I Cor. 5, 7-8). Il Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato, allelúia: celebriamo dunque questa festa con azzimi di purezza e verità, allelúia.” L’evento della Risurrezione è un evento storico che ha cambiato la storia dell’umanità. Cristo ha vinto il peccato e la morte una volta per sempre. E’ Lui ormai che conduce la storia, è Lui che dirige il mondo, e tutti gli uomini, anche i suoi peggiori nemici, servono i suoi piani divini, perché solo Dio può trarre dal male un Bene immenso.
Se dunque la Liturgia della Chiesa ci aiuta a capire il significato dei tempi in cui viviamo, è proprio nel mistero di Cristo stesso e della sua risurrezione che troviamo la chiave di lettura della storia. Più che mai dobbiamo dunque approfondire la nostra conoscenza del Vangelo e della divina persona di Cristo, più che mai dobbiamo meditare sul ruolo della vittoria di Cristo nella nostra storia umana.
Il canonico Léon Cristiani scriveva circa cento anni fa nella conclusione di uno dei suoi libri: “Si dirà che nell'enorme lotta fra la carne e lo spirito, lotta che domina tutti i secoli e spiega tutta la storia degli uomini, Gesù ha voluto che la sua propria vita offrisse, a chiunque vuol riflettere, la chiave di tutti gli enigmi. La nostra epoca ha scelto la carne. Gesù aveva optato per lo spirito. Nessuna epoca è stata più anticristiana della nostra, promettendo agli uomini una felicità ben diversa da quella di cui parla il Vangelo. E se essa fosse riuscita a darcela, avremo avuto nella storia umana lo scandalo degli scandali. Ma ora è chiaro che essa ha fallito e nel modo più miserabile. L'era del progresso minaccia di sommergersi nell'ignominia. Una volta di più si dimostra la verità del Vangelo e la verità di Cristo.” (Can. Léon CRISTIANI, La Vergine Maria e i Vangeli, Lyon, 1934).
Sotto l’Ancien Régime, gli uomini furono stanchi di essere felici, e tagliarono la testa del Re. Alcune decine di anni fa gli uomini furono stanchi di dare a Dio il primo posto, ed esaltarono il culto dell’uomo e certe divinità. Ma ora tanti figli della Santa Chiesa di Dio vogliono liberarsi di tale idolatria, e vogliono riscoprire la dottrina semplice, limpida, indefettibile del nostro Redentore.
Nutriamo dunque in noi l'incrollabile convinzione di tutto trovare nella verità di Gesù Cristo e nella sua Chiesa. Proprio in questi giorni abbiamo sentito le sue stesse parole divine: “Io sono il buon Pastore. Il buon Pastore dona la vita per le sue pecorelle. Colui che è mercenario e non è pastore e lecui pecorelle non gli appartengono, vede venire il lupo, lascia le pecore, e il lupo le rapisce e le disperde perché egli è mercenario e non si cura delle pecore. Io sono il buon Pastore e conosco le mie pecorelle, e loro conoscono me come mio Padre mi conosce ed io conosco il Padre. Io offro la mia vita per le mie pecorelle. Ed ho altre pecorelle che non sono di quest'ovile e bisogna che conduca anche quelle. Ed esse intenderanno La mia voce.”
L'analogia della vita di Gesù, delle parole di Gesù, con i tempi che viviamo oggi, ci deve sempre ricordare che Egli ha già vinto, una volta per sempre, e la sua vittoria, suprema e definitiva, sarà evidente a tutti quando Egli lo deciderà.
“Se dunque siete risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo assiso alla destra di Dio: abbiate pensiero delle cose di lassù, non di quelle della terra.” (Col. III, 1-2). “Noi dobbiamo con la fede e la speranza vivere fin d'ora nel cielo.” (Philip. III, 20)
Proclamando umilmente la nostra debolezza splenderà allora in noi il trionfo della Grazia, che sola ci può salvare.
Carissimi Amici, vista la nostra fragilità davanti alle forze in gioco, durante questo mese di maggio affidiamoci al Cuore Immacolato di Maria, nostro rifugio e nostra Speranza. Recitiamo il rosario quotidiano. A Fatima sapete la Madonna parlò poco, perché l’ora era molto grave, e dovette annunciare dei tempi terribili, ma ricordiamoci la sua promessa solenne: “Se si ascolteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e si avrà pace; diversamente, diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa; i buoni saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà soffrire molto, diverse nazioni saranno annientate. Ma alla fine, il mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un certo tempo di pace.”
Lungi da un ingenuo ottimismo o da un cupo pessimismo, vogliamo più che mai vivere della virtù della Speranza, per vedere gli eventi con quella pace d'anima che può provenire solo dall’unica pace vera, quella di Nostro Signore.
I canonici dell’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote, i seminaristi e le suore Adoratrici vi tengono sempre, insieme ai vostri cari, nelle loro preghiere, e si raccomandano alla carità delle vostre preghiere.
Vi affido a San Giuseppe che festeggiamo oggi, e vi auguro un buon mese di Maria e un santo tempo di Pasqua,
Christus vincit!
Canonico don Joseph Luzuy ... See more
Lettera agli Amici dell'Istituto
Carissimi amici,
Quest’anno per la prima volta in duemila anni di storia della Cristianità, è stato sospeso il pubblico culto che la Chiesa eleva durante i giorni più importanti del tempo liturgico, il triduo sacro, che commemorano la Passione, Morte e Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo.
Sempre, da duemila anni, e ripetutamente i nemici di Cristo cercano di farlo morire. Ogni volta il loro smisurato orgoglio illude loro, e credono di poter vincere. Forse certe volte danno l’impressione di aver vinto.
Ma noi non ci soffermiamo su queste impressioni, perché le nostre sono convinzioni radicate nella Fede. Infatti avrete notato, leggendo il Vangelo, che quando nostro Signore parla della sua Passione agli Apostoli, vi aggiunge immancabilmente che «risusciterà il terzo giorno». Quindi la Morte di Gesù, per quanto sia di capitale importanza nel piano divino, per quanto necessaria alla nostra salvezza e alla nostra santificazione, non esaurisce il ciclo dei Misteri di Cristo. Inoltre, la sofferenza delle nostre anime e la Passione della Chiesa nostra Madre non costituiscono la fine della Storia, ma ci confermano nella Speranza della Risurrezione.
Cerchiamo dunque di approfondire questa riflessione.
Voi sapete che la Speranza è una virtù cristiana e teologale che sostiene potentemente le anime nostre in mezzo alle avversità, alle prove e alle tentazioni. Attraverso il triduo sacro e il tempo pasquale la Liturgia ci aiuta a capire su quali misteri si radica la nostra Speranza.
Infatti, quando la Chiesa commemora solennemente le sofferenze dello Sposo, durante la Settimana Santa, mescola ai suoi sentimenti di compassione accenti di trionfo. Gli ornamenti dai colori violacei o neri, lo spogliamento degli altari, i lamenti di Geremia, il silenzio delle campane attestano l'amaro strazio che stringe il suo cuore di Sposa in quei giorni memoriale del grande dramma. Ma quale inno fa allora risuonare? Un canto di trionfo e di gloria: “Vexilla Regis prodeunt: Gli stendardi del Re avanzano, ed ecco sfolgorare il mistero della Croce... Tu sei bello, tu sei risplendente, o albero ornato di porpora regale... Oh te felice per aver portato tra le tue braccia Colui che fu il prezzo del mondo!... Voi, o Dio, ci date con la Croce la Vittoria, degnatevi di salvarci e di governarci in eterno!” Dunque la Croce rappresenta le umiliazioni di Cristo; ma dal giorno in cui Gesù vi fu sospeso, occupa un posto di onore nelle nostre chiese. Strumento della nostra salvezza, è divenuta per Cristo il prezzo della sua gloria. La Croce dunque diventa la fonte della nostra Speranza.
Lo stesso accade per noi in questi nostri tempi. La sofferenza non è l'ultima parola nella vita cristiana. Le sofferenze, le umiliazioni e i tradimenti che affliggono la Chiesa di Cristo oggi sono necessari per purificarci dai nostri peccati, per vaccinarci dallo spirito del mondo, per guarirci dalle menzogne di Satana, ma non sono una fine in sé. Lo scopo di Dio è di invitarci a seguire indefettibilmente l’unica Via, Verità e Vita del suo Figlio prediletto.
Dunque dopo avere partecipato alla passione del Salvatore, noi parteciperemo pure alla sua Gloria. In questi giorni del tempo pasquale, nei nostri cuori risuona l’eco della Risurrezione: “Pascha nostrum immolátus est Christus, allelúia: ítaque epulémur in ázymis sinceritátis, et veritátis, allelúia, allelúia (I Cor. 5, 7-8). Il Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato, allelúia: celebriamo dunque questa festa con azzimi di purezza e verità, allelúia.” L’evento della Risurrezione è un evento storico che ha cambiato la storia dell’umanità. Cristo ha vinto il peccato e la morte una volta per sempre. E’ Lui ormai che conduce la storia, è Lui che dirige il mondo, e tutti gli uomini, anche i suoi peggiori nemici, servono i suoi piani divini, perché solo Dio può trarre dal male un Bene immenso.
Se dunque la Liturgia della Chiesa ci aiuta a capire il significato dei tempi in cui viviamo, è proprio nel mistero di Cristo stesso e della sua risurrezione che troviamo la chiave di lettura della storia. Più che mai dobbiamo dunque approfondire la nostra conoscenza del Vangelo e della divina persona di Cristo, più che mai dobbiamo meditare sul ruolo della vittoria di Cristo nella nostra storia umana.
Il canonico Léon Cristiani scriveva circa cento anni fa nella conclusione di uno dei suoi libri: “Si dirà che nell'enorme lotta fra la carne e lo spirito, lotta che domina tutti i secoli e spiega tutta la storia degli uomini, Gesù ha voluto che la sua propria vita offrisse, a chiunque vuol riflettere, la chiave di tutti gli enigmi. La nostra epoca ha scelto la carne. Gesù aveva optato per lo spirito. Nessuna epoca è stata più anticristiana della nostra, promettendo agli uomini una felicità ben diversa da quella di cui parla il Vangelo. E se essa fosse riuscita a darcela, avremo avuto nella storia umana lo scandalo degli scandali. Ma ora è chiaro che essa ha fallito e nel modo più miserabile. L'era del progresso minaccia di sommergersi nell'ignominia. Una volta di più si dimostra la verità del Vangelo e la verità di Cristo.” (Can. Léon CRISTIANI, La Vergine Maria e i Vangeli, Lyon, 1934).
Sotto l’Ancien Régime, gli uomini furono stanchi di essere felici, e tagliarono la testa del Re. Alcune decine di anni fa gli uomini furono stanchi di dare a Dio il primo posto, ed esaltarono il culto dell’uomo e certe divinità. Ma ora tanti figli della Santa Chiesa di Dio vogliono liberarsi di tale idolatria, e vogliono riscoprire la dottrina semplice, limpida, indefettibile del nostro Redentore.
Nutriamo dunque in noi l'incrollabile convinzione di tutto trovare nella verità di Gesù Cristo e nella sua Chiesa. Proprio in questi giorni abbiamo sentito le sue stesse parole divine: “Io sono il buon Pastore. Il buon Pastore dona la vita per le sue pecorelle. Colui che è mercenario e non è pastore e lecui pecorelle non gli appartengono, vede venire il lupo, lascia le pecore, e il lupo le rapisce e le disperde perché egli è mercenario e non si cura delle pecore. Io sono il buon Pastore e conosco le mie pecorelle, e loro conoscono me come mio Padre mi conosce ed io conosco il Padre. Io offro la mia vita per le mie pecorelle. Ed ho altre pecorelle che non sono di quest'ovile e bisogna che conduca anche quelle. Ed esse intenderanno La mia voce.”
L'analogia della vita di Gesù, delle parole di Gesù, con i tempi che viviamo oggi, ci deve sempre ricordare che Egli ha già vinto, una volta per sempre, e la sua vittoria, suprema e definitiva, sarà evidente a tutti quando Egli lo deciderà.
“Se dunque siete risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo assiso alla destra di Dio: abbiate pensiero delle cose di lassù, non di quelle della terra.” (Col. III, 1-2). “Noi dobbiamo con la fede e la speranza vivere fin d'ora nel cielo.” (Philip. III, 20)
Proclamando umilmente la nostra debolezza splenderà allora in noi il trionfo della Grazia, che sola ci può salvare.
Carissimi Amici, vista la nostra fragilità davanti alle forze in gioco, durante questo mese di maggio affidiamoci al Cuore Immacolato di Maria, nostro rifugio e nostra Speranza. Recitiamo il rosario quotidiano. A Fatima sapete la Madonna parlò poco, perché l’ora era molto grave, e dovette annunciare dei tempi terribili, ma ricordiamoci la sua promessa solenne: “Se si ascolteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e si avrà pace; diversamente, diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa; i buoni saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà soffrire molto, diverse nazioni saranno annientate. Ma alla fine, il mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un certo tempo di pace.”
Lungi da un ingenuo ottimismo o da un cupo pessimismo, vogliamo più che mai vivere della virtù della Speranza, per vedere gli eventi con quella pace d'anima che può provenire solo dall’unica pace vera, quella di Nostro Signore.
I canonici dell’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote, i seminaristi e le suore Adoratrici vi tengono sempre, insieme ai vostri cari, nelle loro preghiere, e si raccomandano alla carità delle vostre preghiere.
Vi affido a San Giuseppe che festeggiamo oggi, e vi auguro un buon mese di Maria e un santo tempo di Pasqua,
Christus vincit!
Canonico don Joseph Luzuy ... See more